Il fenomeno è stato definito come dominante rispetto ad altri generi simili nati in quel momento, probabilmente perché come italiani siamo orgogliosi di ciò che accadde in quegli anni, quando molti produttori furono in grado di cambiare se stessi ed il destino di coloro che li circondavano, divenendo dei cloni del Re Mida e dimostrando di essere abili nel trasformare un vile metallo in oro massiccio.L'Italo Disco vanta una vasta produzione fatta di artisti minori, di semplici curiosi, di meteore fugaci, nonché di una pletora di nomi fantasiosi finita nel dimenticatoio e conservata solo nella mente degli appassionati, degli intenditori e dei cultori del genere. Forse in molti altri paesi del mondo esiste una profonda e più marcata memoria storica relativamente ai soggetti e agli oggetti legati all'Italo Disco e più di quanto non accada in Italia, dove (come leggerete in seguito) per molti anni ci siamo quasi vergognati di avere fatto parte di questo movimento, anzi di averlo inventato ed esportato senza neppure troppi sforzi. Tuttavia alcuni punti di ancoraggio devono essere fissati. Potremmo dire che all'interno del fenomeno Italo Disco esistono almeno quattro linee di demarcazione ben definite, in riferimento alle scelte sonore e compositive e agli stili, sicuramente, caratterizzati e personalizzati dai vari produttori. Anche se i grandi mezzi di comunicazione non l'hanno mai ufficializzato, l'Italo Disco, si colloca a pieno titolo nell'empireo della pop-dance degli anni '80 ed avrebbe anche un effetto antidepressivo sull'ascoltatore. Fuori dall'Italia o al netto del giudizio di tanti DJs italiani, produttori, musicisti, discografici, sostenitori, ma anche detrattori, ciò che leggerete è quello che l'Italo Disco può o potrebbe essere. Forse, però, attraverso la lettura del libro, tra curiosità, interviste e dichiarazioni di vario genere, ogni lettore potrebbe giungere anche a conclusioni diverse.